Il papà e la mamma di Mattia: “Oggi per noi la vita è finita”

Sono tante le storie che si intrecciano nel dramma di Corinaldo. Tante vite, arrivate in un posto senza conoscersi e destinate a passare, insieme, alla storia. Nel calca, tra i fumi e le urla di una notte di follia c’erano tanti tipi di persone. C’era mamma Eleonora, che aveva scelto di seguire il figlio al concerto. C’erano fan di Sfera Ebbasta, nuovo simbolo di una generazione musicale interconnessa ma mai così solitaria.

C’era Mattia, un ragazzo di 15 anni pieno di sogni che dovranno essere realizzati da altri anche se, ora, è difficile anche pensare al domani. Un domani che fa male, toglie il fiato e non sembra in grado di ricucire un cuore che sembra spezzato per sempre. “Ora la vita mia e quella di mia moglie è finita“, dice Giuseppe Orlandi, papà di Mattia, con il viso rigato dalle lacrime e lo sguardo perso di chi sa che la sua vita è cambiata per sempre. (Continua dopo la foto)

“Solo in Italia succedono queste cose, se è vero che quella è una discoteca che al massimo contiene 300 persone”, è lo sfogo di papà Giuseppe all’uscita dall’obitorio dell’azienda Ospedali Riuniti di Ancona per il riconoscimento delle salme.“Era andato con la navetta, era la seconda volta che ci andava – ha continuato -. Mio figlio non me lo ridarà nessuno”. Mattia come Asia Nasoni. “Mia figlia aveva solo 14 anni…vi rendete conto”. Probabilmente nessuno può. (Continua dopo la foto)

Una tragedia avvenuta in 2 metri quadrati, a mezzanotte e 40 dell’altra notte all’esterno della discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo , in mezzo a campi arati e case coloniche. Dove un pazzo con cappellino e mascherina biancaalla bocca spruzzato spray urticante (una bomboletta è stata ritrovata dai gestori del locale) nell’aria. Con la conseguenza che al primo grido di paura e colpo di tosse generalizzato, i 1.400 ragazzi sono corsi via temendo attentati o incendi. (Continua dopo la foto)

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Non c’era microfono che potesse bloccarli né buttafuori a trattenerli. La folla ha trovato una porta di sicurezza aperta (quella dei fumatori), accanto al guardaroba e lì si sono infilati tutti. Ma equivaleva a una trappola.
All’uscita non c’era un prato o uno spiazzo. Si doveva passare per una specie di ponte levatoio di un metro e mezzo di larghezza, uno scivolo lungo due metri e quattro gradini in fondo. Che qualcuno ha considerato sicuri al momento di autorizzare feste e concerti in quella discoteca, fino a cinque anni fa balera per il liscio e poi trasformata in tempio della musica rap, meta dei Fedez e dei J-Ax e l’altra sera di Sfera Ebbasta, trapper milanese di 26 anni, che già in passato (in almeno cinque occasioni) aveva visto i suoi show rovinati da persone che avevano spruzzato gas al peperoncino in mezzo alla folla.

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