Ci sono fatti che vengono esagerati, enfatizzati. In questo caso si è detta la cosa giusta: questi due ragazzini hanno fatto la cosa giusta, dimostrando che non tutta la gioventù è insensibile e ‘molle’ davanti a certi eventi. In questo caso l’evento ha richiesto rapidità, lucidità e loro l’hanno avuta. Di Adam e Rami il paese ha parlato per giorni, sottolineando gli aspetti più vari. E sono finiti in televisione non tanto a parlare di loro stessi, ma a dimostrare che non tutto è perduto in una società in affanno.
Come sottolinea Open, “hanno ricevuto l’accoglienza che meritano: un ingresso in grande stile con Heroes di David Bowie in sottofondo”. Adam e Rami, ricordiamolo, sono i due studenti che hanno contribuito (con altri presenti sul quel dannato bus) a sventare l’attentato allo scuolabus a San Donato, chiamando di nascosto i carabinieri. E, come due ometti, sono stati intervistati brevemente da Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa. Sulle stesse sedie che ospitano politici, star dello spettacolo. Che ospitano ‘persone grandi’. Continua dopo la foto
Con loro c’erano anche i militari intervenuti al telefono e sul posto: l’appuntato scelto Maurizio Atzori, che ha risposto alla chiamata e avviato i soccorsi e Aldo Alberto Leone, il militare che è intervenuto sul posto (ferito alla mano). Durante l’intervista non è stato fatto alcun riferimento alla polemica sullo ius soli e sulla cittadinanza. Adam e Rami, il primo nato a Milano, il secondo a Crema, entrambi da genitori stranieri, hanno detto a Fazio che sperano di potersi arruolare con i carabinieri (che per portarsi avanti gli hanno già regalato un berretto). Continua dopo la foto
Adam dice che non disdegnerebbe un futuro da calciatore, anche se – ha aggiunto – “fare il calciatore non è mica un lavoro”. Il colloquio è stato breve e divertente: Adam, il ragazzo che, senza intenzione alcuna, è entrato in polemica col ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha lanciato un appello disperato. Continua dopo la foto
E di loro si parlerà ancora, si spera. Perché se lo meritano. E perché hanno, senza volerlo, portato di nuovo sui tanti tavoli di discussione (quello politico compreso) un argomento serio, intelligente e urgente: lo status di tante persone, minori compresi, che sono nate in Italia, vivono da italiani, sognano da italiani. E che salvano vite, altrettanto da italiani.
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