È stato condannato in via definitiva per l’omicidio della giovane Yara Gambirasio, la 13 enne di Brembate di Sopra ritrovata il 26 febbraio 2011 in un campo di Chignolo d’Isola. Secondo il processo, oramai terminato, a commettere il terribile omicidio fu Massimo Bossetti, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio della giovane ginnasta. Ma si sa, l’ergastolo non è mai definitivo in Italia, dove il carcere non è una vendetta sociale, ma un sistema il cui unico scopo è la reintegrazione nella società, anche per i soggetti più temibili.
E proprio per questo, in questi giorni, sta facendo molto discutere la scelta di un giudice di accogliere la richiesta di trasferimento del Bossetti dal carcere bergamasco di via Gleno a quello di Bollate. Nel penitenziario milanese avrà la possibilità di tornare a lavorare, nonostante la condanna. Proprio l’assenza di programmi di lavoro per i detenuti al carcere di Bergamo ha spinto i suoi avvocati a fare istanza di trasferimento. La richiesta di trasferimento è stata avanzata nel novembre 2018, a solo un mese dalla condanna definitiva per omicidio. (Continua dopo la foto)
Una prima indiscrezione era trapelata, per bocca di uno dei suoi consulenti, Ezio Denti, davanti alle telecamere di Pomeriggio Cinque. La conferma era poi arrivata da Claudio Savagni, uno dei legali di Bossetti, dopo aver presentato l’istanza al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap) del Tribunale di Sorveglianza di Brescia. Savagni aveva spiegato: “Per la decisione ci vorranno alcune settimane e la richiesta deriva dal fatto che a Bollate potrebbe lavorare, cosa che a Bergamo non è possibile”. (Continua dopo la foto)
Tra le aziende e le cooperative che da anni collaborano con il penitenziario milanese alla realizzazione di programmi lavorativi si ricordano CascinaBollate, Zerografica e Nuove strade. Il 12 ottobre 2018 la Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Yara. Il corpo della giovane ginnasta di Brembate di Sopra è stato ritrovato il 26 febbraio 2011 in un campo di Chignolo d’Isola. (Continua dopo la foto)
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Il Tribunale ha escluso la possibilità di ricorso da parte dell’imputato, giudicandola “inammissibile”, e lo ha destinato al carcere di Bergamo. Ognuno di noi ha diritto ad una seconda possibilità, la stessa che purtroppo non avrà mai la piccola Yara.
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